Prima Guerra Mondiale: la Russia è a fianco di Francia, Inghilterra ed Italia. Dopo alcuni successi iniziali, l'arretratezza del sistema economico fa sentire il suo peso e, nel 1915, l'esercito zarista subisce delle sconfitte che portano alla perdita della Galizia (regione tra Polonia ed Ucraina) e della Polonia. Il malumore serpeggia tra le truppe, ed è per questo che scende in campo lo stesso Zar Nicola II che, contro il parere dei suoi stessi ministri, prende in mano il comando dell'esercito. Questa decisione, però, porta lo Zar a disinteressarsi completamente della situazione interna: in tutta la Russia, difatti, dall'inizio del 1917, sono in corso delle forti tensioni sociali, non solo a causa del disastroso andamento della guerra, ma anche per le condizioni di vita sempre più difficili per la popolazione. A febbraio scoppiano i primi disordini: dal 14 febbraio nelle fabbriche di Pietrogrado, l'allora capitale dell'impero zarista, vengono indetti degli scioperi, mentre il 23 febbraio viene indetto uno sciopero generale, e le file dei manifestanti diventano sempre più grandi.
Da allora la situazione precipita: si arriverà addirittura alla nascita di due governi: la Duma elettiva, o meglio il suo Comitato, da un lato; mentre dall'altro lato vi sono i Soviet.
La situazione a questo punto è compromessa: nonostante lo Zar dia ampi poteri di riforma ad un'Assemblea Costituente, il 2 marzo Comitato e Soviet decidono per la deposizione dello Zar e l'istituzione di un governo provvisorio.
Il giorno successivo, lo Zar Nicola II abdica a favore del fratello, granduca Michail, che rinunciò però a salire sul trono. L'intera famiglia imperiale viene posta agli arresti: finisce così la glorioso dinastia Romanov.
Nel frattempo però si prepara a rientrare in Russia un personaggio che avrà un ruolo decisivo nei fatti che descriverò a breve: ovvero
Vladimir Il'ič Ul'janov, detto Lenin. In esilio volontario in Svizzera, il leader del Partito bolscevico decide di rientrare in Russia, dove il governo dei Soviet ha nel frattempo deciso di avviare trattative di pace con la Germania. Il 3 aprile, Lenin arriva a Pietrogrado, dove ad attenderlo vi è una folla enorme.
Il giorno seguente, durante la conferenza del partito bolscevico, Lenin espone quelle che saranno le linee guida del partito nei mesi futuri, conosciute come Tesi di Aprile: il proletariato deve porre fine al dualismo di poteri e dare tutto il potere ai Soviet, i contadini devono occupare le terre dei latifondisti, la guerra deve essere subito fermata.
Inoltre, il partito deve cambiare nome: nasce così il Partito Comunista Russo.
Nel frattempo, si accentua sempre più lo scontro tra il governo provvisorio e il governo dei Soviet: i primi vogliono continuare la guerra a sostegno delle forze dell'Intesa, i secondi, come già detto, vogliono firmare la pace con i tedeschi.
A luglio la situazione diventa sempre più insostenibile: gli operai vogliono migliori condizioni di vita, i soldati vogliono che la guerra finisca e i contadini vogliono il possesso della terra. Tutto ciò porta al governo uomini che intendono invece continuare la guerra.
Nelle città la situazione peggiorava sempre più: i prezzi aumentano sempre più e i rifornimenti scarseggiano. Nel frattempo, il governo tenta di inviare al fronte le truppe che hanno partecipato alla rivoluzione di febbraio: i soldati anticipano però il tentativo del governo, ed insorgono, con il sostegno degli operai, chiedendo anche ai bolscevichi di abbattere il governo provvisorio.
I bolscevichi danno così inizio ad un nuovo tentativo rivoluzionario, che viene però represso facilmente: il partito bolscevico viene messo fuorilegge, i suoi membri sono costretti a fuggire dalla Russia, e Lenin costretto all'esilio in Finlandia dall'accusa del capo del governo provvisorio, Kerenskij, di aver preso soldi dal Kaiser di Germania per finanziare un colpo di stato in Russia.
Kerenskij, come capo del governo provvisorio, si presenta come l'unico in grado in quel momento di salvare il paese, prendendo decisioni che lo rendono fin da subito impopolare: reintroduce la pena di morte, fa reprimere le rivoluzioni contadine, riporta all'obbedienza le truppe impegnate in guerra, ma soprattutto vuole continuare la guerra contro i tedeschi.
Tra tensioni sempre crescenti, un nuovo tentativo di destituire il governo (tentativo di Kornilov), Kerenskij stabilisce per il 28 novembre la data in cui si sarebbe dovuta eleggere la nuova Assemblea Costituente, mentre i Soviet decidono, per l'autunno, un nuovo colpo di mano.
Fra il settembre e l'ottobre 1917, Lenin riesce a convincere un pò tutti, all'interno del partito, della necessità di prendere il potere con la forza prima delle elezioni indette da Kerenskij.
Il 24 ottobre, i bolscevichi occupano i punti nevralgici di Pietrogrado, senza incontrare quasi resistenza. Nella giornata del 25 la situazione è ormai disperata per Kerenskij, che fugge dalla città a bordo di un'automobile dell'ambasciata americana per cercare rinforzi nelle caserme lontane dalla capitale. I ministri invece si barricano nel Palazzo d'Inverno, ma la loro resistenza è sopraffatta in poche ore. La maggior parte di loro viene arrestata e condotta alla fortezza di Pietro e Paolo. La sera dello stesso giorno, Lenin annuncia la presa del potere al Secondo Congresso dei Soviet. In questa sede vengono quindi approvati i primi provvedimenti, come il trasferimento del potere ai soviet, ed i provvedimenti sulla pace con la Germania e la distribuzione della terra ai contadini.
Nei giorni successivi a Pietrogrado veniva creato il Consiglio dei Commissari del Popolo (così venivano denominati coloro che occupavano incarichi di tipo ministeriale). Nel frattempo, a Mosca avvengono scontri sanguinosi, e la resistenza termina solo il 2 novembre.
La rivoluzione si diffonde in tutto il paese, e i Soviet cominciano a prendere i primi provvedimenti: l'immediata distribuzione delle terre ai contadini, la pace con la Germania e le forze dell'Allenza, i tribunali del popolo si sostuiscono ai vecchi tribunali, la separazione tra stato e chiesa, totale parità della donna nei confronti dell'uomo, la banche vengono nazionalizzate e le fabbriche vengono affidate completamente agli operai.
Nel frattempo, Kerenskij, rifugiatosi presso Mogilev, tenta di riorganizzare le proprio forze per organizzare una controrivoluzione, che però naufraga miseramente prima di avvicinarsi a Pietrogrado, grazie all'intervento della Guardia Rossa comandata da Trotsky.
A partire dal 12 novembre 1917, viene convocata l'elezione dell'Assemblea Costituente. Partecipano alle elezioni 4 liste: bolscevichi, menscevichi, Partito cadetto e socialisti rivoluzionari. L'astensionismo è molto elevato,e prevalsero i socialisti rivoluzionari con ben il 58% dei voti. Nella prima seduta, l'Assemblea Costituente viene proclamata autorità suprema, non riconoscendo alcun potere ai Soviet. I bolscevichi e i socialisti rivoluzionari di sinistra chiedono comunque la ratifica di tutti gli atti compiuti dai Commissari del Popolo, ma al rifiuto dell'area di destra dell'assemblea. bolscevichi e socialisti rivoluzionari lasciano l'aula in segno di protesta e il 7 gennaio, Sverdlov, presidente del Comitato Esecutivo centrale panrusso, decretò lo scioglimento dell'Assemblea Costituente.
Nel frattempo, però, a novembre il governo dei Soviet riconosce l'indipendenza della Finlandia e pubblica una risoluzione che sancisce i diritti delle minoranze nazionali: uguali diritti per tutti i popoli, diritto di autodecisione, compreso il diritto di staccarsi dalla Russia per fondare stati indipendenti, diritto al libero sviluppo di tutte le minoranze nazionali e gruppi etnici. Da questa dichiarazione nasce prima la Federazione Russa e poi l'Unione Sovietica.
Nel marzo 1918, viene finalmente firmata la pace di Brest-Litovsk tra russi e gli imperi centrali, che porta così alla smobilitazione dell'esercito russo.
Nel frattempo, il commissario Jurovskij, detentore del deposto zar Nicola II, decide di farlo fucilare insieme a tutta la famiglia imperiale il 17 luglio: il comunicato ufficiale verrà diffuso solo il 20 luglio. Solo molti anni dopo, i corpi dei componenti la famiglia imperiale verranno ritrovati, la figura dello Zar verrà riabilitata e lui e la sua famiglia verranno glorificati e santificati dal patriarca Aleksej II, nel 2000.
Poco dopo la fine della rivoluzione, scoppia però la guerra civile russa, che si protrae fino al 1921, anche se i combattimenti si protraggono fino al 1923.
Questa guerra vede contrapposte due fazioni: i Rossi (Comunisti e rivoluzionari) e i Bianchi (monarchici, reazionari, democratici) e può anche essere divisa approssimativamente in tre periodi.
Il primo periodo va dalla Rivoluzione all'armistizio. La maggior parte dei combattimenti, in questo primo periodo è sporadica, coinvolge solo piccoli gruppi in mezzo a uno scenario strategico fluido e mutevole. I principali antagonisti sono i Ceco-Slovacchi e i Lettoni pro-bolscevichi.
La seconda fase della guerra è la fase chiave, dura solo da marzo a novembre del 1919. Inizialmente le armate Bianche avanzano con successo da sud , nord-ovest ed est, costringendo l'Armata Rossa ad arretrare e a ripiegare su Mosca. Comunque, sotto la guida di Trotsky l'Armata Rossa viene riformata e spingono indietro le armate bianche a partire da giugno,fino ad ottobre. Le armate bianche vengono spezzate quasi simultaneamente a metà novembre.
Il periodo finale del conflitto vede la vasta sconfitta delle forze Bianche in Crimea. Le armate bianche hanno fortificato le loro posizioni in Crimea. Con l'Armata Rossa che combatte in Polonia, nella guerra russo-polacca, già dal 1919o anche prima), i Bianchi tengono le loro posizioni finché quella guerra termina. Quando la piena forza dell'Armata Rossa viene rivolta contro di loro, vengono rapidamente sopraffatti, e le truppe restanti vengono evacuate a Costantinopoli nel novembre del 1920.
Lenin, nel frattempo, procede all'organizzazione del nuovo stato sovietico, reintroducendo nelle scuole i sistemi educativi tradizionali, crea una nuova polizia politica, fa requisire gli oggetti di valore al clero, con lo scopo di rimediare agli effetti della carestia avvenuta a causa delle guerra. Inoltre crea la carica di Segretario generale del Partito, assegnandola a Stalin.
Dopo la guerra, però, le sue già precarie condizioni di salute peggiorano ulteriormente, e nel maggio 1922 ha un ictus che gli consente di tornare all'attività solo nell'ottobre 1922. Nel dicembre dello stesso anno subisce un nuovo attacco e le sue condizioni peggiorano al punto che il 21 gennaio 1924 muore.
Prima di morire, però, Lenin detta alla moglie Maria Volodicheva il suo testamento politico, in cui, come suo successore designa non Stalin, che come abbiamo visto era già stato scelto come segretario del partito, ma bensì Trotsky, considerando quest'ultimo molto più capace del futuro dittatore. Stalin viene difatti descritto come troppo grossolano e Lenin chiede la rimozione dello stesso dalla carica di segretario del partito. Lenin riteneva ovviamente che il contenuto del testamento doveva essere diffuso subito dopo la sua morte.
La rottura con Stalin però, si percepì anche prima della stesura del testamento. Durante la malattia di Lenin infatti, Stalin costrinse i medici a imporre misure molto restrittive al malato, impedendogli di fatto qualsiasi attività, addirittura non poteva ricevere documenti o notizie dai suoi assistiti, né scrivere sotto dettatura. Il 21 dicembre 1922 Lenin dettò alla moglie una breve lettera per Trotsky ma quando Stalin ne fu informato, reagì con brutalità, rimproverando e aggredendo verbalmente la Krupskaja. Quando Lenin fu informato dell'accaduto il 5 marzo 1923, dopo averlo definito "insolente", minacciò Stalin di interrompere qualsiasi rapporto con lui se non avesse chiesto scusa a sua moglie.
Con la morte di Lenin, il Congresso non ritenne di dover diffondere il suo testamento, e Stalin piano piano assunse un potere illimitato, diventando uno dei dittatori più sanguinari della storia, facendo uccidere molti dei suoi oppositori politici e istituendo i gulag.