lunedì 11 marzo 2013

Le leggi razziali fasciste

Il fondamento delle leggi razziali fasciste era l'esistenza di una razza italiana e la sua appartenenza alle razze ariane (sulla falsa riga dei tedeschi...), dando a queste considerazioni un fondamento scientifico, rivelatosi ovviamente inconsistente.
Dopo l'entrata in vigore del Regio decreto n.880, che vietava il madamismo (acquisto di una concubina) e il matrimonio tra italiani con "i sudditi delle colonie africane", il parlamento italiano promulgò altre leggi di stampo razzista.
Con la legge n.1024 del luglio 1939, in particolare, il fascismo ammise la figura dell'ebreo arianizzato: il Ministro dell'Interno aveva difatti la facoltà di dichiarare la non appartenenza alla razza ebraica anche in difformità delle risultanze degli atti dello stato civile. A questi, le leggi razziali vennero applicate solo parzialmente o con deroghe.
Le leggi antisemite fasciste comprendevano: il divieto di matrimonio tra italiani ariani ed ebrei; il divieto per gli ebrei di avere alle dipendenze domestici di razza ariana; il divieto per le società private di tipo pubblicistico (come banche e assicurazioni) di avere alle proprie dipendenze ebrei; il divieto per gli ebrei stranieri di trasferirsi in Italia; la revoca della cittadinanza italiana concessa agli ebrei stranieri dopo il 1919; il divieto di svolgere la professione di notaio e giornalista; il divieto di iscrizione per i ragazzi ebrei (tranne quelli convertiti) nelle scuole pubbliche; il divieto per le scuole medie di utilizzare libri redatti da un ebreo. Fu inoltre prevista di costituzione di scuole apposite per gli ebrei, a cura della comunità ebraica. Gli insegnanti ebrei potevano lavorare solo in queste scuole.
Venne poi previsto, sempre per gli ebrei (tranne quelli arianizzati), il divieto di svolgere il servizio militare, di esercitare il ruolo di tutore legale di minori, essere titolare di aziende di interesse per la difesa nazionale, essere proprietari terrieri. Era prevista poi l'annotazione di appartenenza alla razza ebraica nei registri di stato civile.
Il documento che ebbe il ruolo principale nella promulgazione delle leggi anti-ebraiche anche nel nostro Paese, era il Manifesto degli scienziati razzisti, meglio noto come Manifesto della Razza: pubblicato sul Giornale d'Italia il 15 luglio 1938, venne poi ripubblicato sulla rivista La difesa della razza il 5 agosto 1938 e firmato da 10 scienziati. Il testo venne reso pubblico nella sua totalità il 25 luglio 1938.
Nonostante alcuni sostengano che Mussolini non fosse antisemita (Margherita Sarfatti, sua amante, era ebrea), Galeazzo Ciano, nel suo diario, riportava che il Duce stesso gli avesse detto di aver redatto il Manifesto quasi tutto da solo.
Il 6 ottobre 1938 il Gran Consigli del Fascismo emette la Dichiarazione della Razza, che verrà adottata con Regio decreto il 17 novembre.
La maggior parte degli scienziati e degli intellettuali ebrei colpiti da queste leggi emigrano all'estero, tra questi Emilio Segrè, Bruno Pontecorvo, Franco Modigliani, Piero Foà. Chi rimane in Italia, invece, è obbligato ad abbandonare la cattedra, tra questi Tullio Ascarelli, Donato Donati, Marco Fanno. Sono costretti ad emigrare, in quanto hanno mogli ebree, anche Enrico Fermi e Luigi Bogliolo.
Il testo del Manifesto, che come già detto venne pubblicato interamente il 5 agosto 1938, era questo:

« Il ministro segretario del partito ha ricevuto, il 26 luglio XVI, un gruppo di studiosi fascisti, docenti nelle università italiane, che hanno, sotto l'egida del Ministero della Cultura Popolare, redatto o aderito, alle proposizioni che fissano le basi del razzismo fascista.
  1. LE RAZZE UMANE ESISTONO. La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano a ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane differenti.
  2. ESISTONO GRANDI RAZZE E PICCOLE RAZZE. Non bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche ammettere che esistano gruppi sistematici minori (come per es. i nordici, i mediterranei, i dinarici, ecc.) individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, la esistenza delle quali è una verità evidente.
  3. IL CONCETTO DI RAZZA È CONCETTO PURAMENTE BIOLOGICO. Esso quindi è basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose. Però alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine, che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze.
  4. LA POPOLAZIONE DELL'ITALIA ATTUALE È NELLA MAGGIORANZA DI ORIGINE ARIANA E LA SUA CIVILTÀ ARIANA. Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti preariane. L'origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell'Europa.
  5. È UNA LEGGENDA L'APPORTO DI MASSE INGENTI DI UOMINI IN TEMPI STORICI. Dopo l'invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi anche moderni, per l'Italia, nelle sue grandi linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i quarantaquattro milioni d'Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta maggioranza a famiglie che abitano l'Italia da almeno un millennio.
  6. ESISTE ORMAI UNA PURA "RAZZA ITALIANA". Questo enunciato non è basato sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico–linguistico di popolo e di nazione ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l'Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana.
  7. È TEMPO CHE GLI ITALIANI SI PROCLAMINO FRANCAMENTE RAZZISTI. Tutta l'opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l'indirizzo ariano–nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra–europee, questo vuol dire elevare l'italiano a un ideale di superiore coscienza di sé stesso e di maggiore responsabilità.
  8. È NECESSARIO FARE UNA NETTA DISTINZIONE FRA I MEDITERRANEI D'EUROPA (OCCIDENTALI) DA UNA PARTE E GLI ORIENTALI E GLI AFRICANI DALL'ALTRA. Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l'origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili.
  9. GLI EBREI NON APPARTENGONO ALLA RAZZA ITALIANA. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all'infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani.
  10. I CARATTERI FISICI E PSICOLOGICI PURAMENTE EUROPEI DEGLI ITALIANI NON DEVONO ESSERE ALTERATI IN NESSUN MODO. L'unione è ammissibile solo nell'ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono a un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall'incrocio con qualsiasi razza extra–europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani. »

I 10 scienziati firmatari erano tutti professori delle più prestigiose università italiane:

Tra le personalità che appoggiarono pubblicamente il Manifesto della Razza ricordiamo, in particolare: Giacomo Acerbo, Dino Alfieri, Pietro Badoglio, Giuseppe Bottai, Galeazzo Ciano, Amintore Fanfani, Giovanni Gentile, Giovannino Guareschi, Benito Mussolini, Alessandro Pavolini, Achille Starace, Guido Buffarini Guidi, Julius Evola, Ezio Maria Gray.
Dopo la pubblicazione del Manifesto, vennero resi pubblici i nomi delle personalità che sostenevano la norma, anche se dopo la fine della guerra, l'adesione di alcuni di loro venne messa in discussione dagli storici.
Il Papa Pio XI, che nel 1937 aveva scritto l'enciclica Mit brennender Sorge contro le leggi razziali naziste, nel 1938-1939 affidò al gesuita John LaFarge il progetto di una nuova enciclica contro l'antisemitismo, ma questo progetto fu avocato a sé dal Segretario generale dei Gesuiti, che consegnò il testo solo poco prima che Pio XI morisse. Pio XII, successore di Pio XI, non la fece pubblicare.
Pio XI, comunque, tenne un discorso molto famoso il 6 settembre, dicendo tra le lacrime "Spiritualmente siamo tutti semiti", in risposta al quale Mussolini accusò il Papa di voler difendere gli ebrei.e minacciò ulteriori provvedimenti se i cattolici avessero insistito.
Pio XI protestò ufficialmente per iscritto con il Re e con il capo del governo per la violazione del Concordato  prodotta dai decreti razziali, e il Sant'Uffizio condannò ufficialmente la rivista La difesa della razza.
Le leggi razziali sono considerate una macchia indelebile per l'Italia, che ha gettato un'ombra ancora più oscura su tutto il ventennio fascista.
Nonostante la proclamazione, per il 27 gennaio, del Giorno della Memoria, niente potrà mai cancellare il ricordo di quelle leggi infami che, insieme all'occupazione nazi-fascista del biennio 1943-1945, ha portato anche nel nostro Paese la tragedia delle deportazioni nei campi di concentramento nazisti, il cui ricordo è arrivato fino a noi grazie a numerosi libri opera proprio di ex-deportati, tra cui Primo Levi.



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