giovedì 7 marzo 2013

L'Anschluss: la Germania annette l'Austria

Tra gli obiettivi principali di Hitler, una volta salito al potere, era quello di riunire in un unico grande stato tutte le popolazioni di origine tedesca. Il primo passo venne fatto il 13 gennaio 1935 quando, con un plebiscito popolare, il territorio della Saar (che la Società delle Nazioni aveva posto sotto protettorato anglo-francese) venne annesso alla Germania; dopo di che venne posta fine alla smilitarizzazione della Renania, imposta dai vincitori della Grande Guerra. Il passo successivo sarebbe stato l'annessione dell'Austria.
Quando Hitler, nel 1933, salì al potere, in Austria c'era una dittatura, che non consentì la propaganda del Nazismo. Dollfuss, il dittatore austriaco, era apertamente sostenuto da Benito Mussolini, il quale andò molto spesso in attrito con Hitler, i cui programmi sull'Austria erano ben noti al dittatore italiano. L'opinione pubblica italiana non era molto d'accordo con Mussolini sull'ipotesi di difendere l'Austria in caso d'attacco tedesco, e la stessa cosa si pensava anche in Francia e Gran Bretagna.
Hitler, tramite i suoi inviati Goring e Von Papen, aveva quindi fatto presente a Mussolini della necessità di destituire Dollfuss per consentire la libertà politica in Austria. In un incontro nel 1934, Hitler chiese la possibilità di tenere libere elezioni in Austria, convinto che il partito Nazista avrebbe vinto facilmente: Mussolini si limitò a prendere atto della parole di Hitler.
Nel luglio dello stesso anno ebbe luogo il putsch di Vienna, che però fallì anche per l'intervento minaccioso di Mussolini: ma Hitler raggiunse comunque il suo obiettivo, in quanto Dollfuss, negli scontri avvenuti nella Cancelleria, rimase ucciso.
Dopo il fallito colpo di stato, nel garantire l'indipendenza austriaca e in funzione anti-tedesca, Mussolini concluse un'alleanza con la Francia, ma dopo l'invasione dell'Etiopia da parte delle truppe italiane l'accordo si sfaldò.
L'atteggiamento italiano nei confronti del Anschluss cambiò improvvisamente nel 1936, dopo un colloquio tra Mussolini e l'ambasciatore tedesco Von Hassell, che pose le basi per un accordo italo-tedesco: l'Italia, in particolare, avrebbe smesso di proteggere l'Austria e che si sarebbe quindi accettato l'Anschluss.
Nel luglio dello stesso anno, poi, venne concluso un accordo tra Austria e Germania per consentire la propaganda nazista nel paese. Il nuovo Cancelliere austriaco, Schuschnigg, era assolutamente intenzionato a resistere all'invasione tedesca, ma non avendo più l'appoggio dell'Italia si vide costretto ad immettere nel governo esponenti nazisti, tra cui Seyss-Inquart.
Schuschnigg, però, in un ultimo tentativo di resistenza, pensò bene di indire un referendum per il marzo 1938 in cui avrebbe chiesto al popolo austriaco se voleva che l'Austria rimanesse o meno una nazione libera: le pressioni naziste sempre più pesanti costrinsero il Cancelliere non solo a cancellare il referendum ma anche a dare le dimissioni. Al suo posto Hitler costrinse il presidente della Repubblica austriaco, Miklas, a nominare Cancelliere Seyss-Inquart, il cui primo e unico atto fu quello di chiamare l'esercito tedesco ad invadere l'Austria e indire un referendum per confermare l'annessione alla Germania.
Il 12 marzo 1938 l'esercito tedesco entrò in Austria e, senza incontrare nessuna resistenza, arrivarono a Vienna in poche ore: fu accolto dappertutto con grande entusiasmo.
Nel mese tra l'annessione e il plebiscito indetto sia in Germania che in Austria arrivò una seconda invasione, quella dei funzionari nazisti che scatenarono una campagna propagandistica che si fece sentire in ogni angolo della vita quotidiana. Bandiere, striscioni e manifesti con slogan e con la svastica comparvero in tutte le città sui tram, sui muri e sui pali; soltanto a Vienna furono affissi circa 200.000 ritratti del Führer in luoghi pubblici. Anche sulla corrispondenza comparve il timbro postale "Il 10 aprile il tuo sì al Führer". I giornali e le radio che erano fermamente in mano nazista martellavano la popolazione austriaca con una continua propaganda per il "sì" e non vi fu nessuno spazio ufficiale per il "no".
Naturalmente stravinse il "sì": in Germania con il 99,60%, in Austria con il 99,71% dei voti. Questo plebiscito violò i più basilari concetti di democrazia e legalità del voto: la domanda a cui si doveva rispondere suggeriva già fortemente la risposta positiva, lo stesso fece la grafica della scheda. Inoltre, gli ebrei, le persone "di sangue misto" e tutti quelli incarcerati per motivi politici o razziali, cioè complessivamente ca. l'8% della popolazione austriaca, erano esclusi dal voto, e contro cui saranno applicate, come in Germania, le leggi di Norimberga.. Nonostante ciò, il risultato può essere considerato uno specchio abbastanza fedele di quello che pensava la grande maggioranza dei tedeschi e degli austriaci.
Già a due settimane dall'invasione, le truppe tedesche potevano ritirarsi di nuovo in Germania, un'occupazione stabile dell'Austria non era necessaria.

I nazisti tedeschi volevano la trasformazione dell'Austria in una provincia subordinata e la cancellazione di tutte le caratteristiche particolari dell'Austria. Gli austriaci dovevano diventare tedeschi, che lo volessero o no. Prima l'Austria fu chiamata "Ostmark" (Territorio dell'est), poi "Circoscrizione delle Alpi e del Danubio". Il nome tradizionale "Österreich" (Austria) fu ufficialmente abolito dietro minaccia di sanzioni.


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