lunedì 11 febbraio 2013

I Patti Lateranensi

Mussolini sapeva che per governare in Italia non poteva andare contro la Chiesa e i cattolici: pur dichiarandosi ateo, alla soglia potere il Duce dichiarò che "il fascismo non pratica l'anticlericalismo".
Con l'ormai famosa "Questione Romana" (vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Questione_romana) ancora da risolvere, Mussolini decise di conquistarsi in un colpo solo il favore del mondo ecclesiastico (che pur non approvandolo in toto, lo preferiva al comunismo) e dei cattolici. Il Duce avviò segretamente delle trattative per trovare un accordo con la Chiesa, negoziando direttamente con il segretario di Stato, cardinale Pietro Gasparri.
I Patti Lateranensi, che presero il nome dal palazzo di San Giovanni in Laterano in cui avvenne la firma degli accordi, vennero sottoscritti l'11 febbraio 1929.
I Patti erano composti da due documenti: il Trattato, che fondava lo Stato della Città del Vaticano, riconoscendo l'indipendenza e la sovranità della Santa Sede; il Concordato, che definiva le relazioni civili tra Stato e Chiesa.
Il Concordato, che venne poi modificato nel 1984, prevedeva che i nuovi vescovi prestassero giuramento al Governo Italiano:  l'unico che non doveva prestare questo giuramento era il cardinale vicario, che faceva le veci del Papa in qualità di vescovo di Roma. Questa eccezione era prevista in segno di rispetto dell'indipendenza del Papa.
Il Governo Italiano, inoltre, acconsentì a rendere le sue leggi sul matrimonio e sul divorzio conformi a quelle della Chiesa cattolica di Roma e di rendere il clero esente dal servizio militare. Nei Patti venne poi riconosciuta come religione di Stato quella cattolica e venne istituito l'insegnamento nelle scuole della religione cattolica.
A maggio i Patti vennero poi ratificati sia dal Senato che dal Gran Consiglio del Fascismo. Il 7 giugno 1929 avvenne poi lo scambio della ratifiche in una saletta dei Palazzi apostolici, con Mussolini che venne ricevuto con tutti gli onori.

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