Nel primo anno di regime, ci fu una notevole ripresa economica e un forte aumento del consenso della popolazione: la disoccupazione era diminuita di oltre il 40% grazie anche al riarmo clandestino e a molte opere pubbliche, in particolare la Reichsautobahn, che coinvolse ben 100000 lavoratori. Nonostante la privazione delle libertà civili e delle repressioni politiche, il popolo tedesco nutriva grandi speranze.
La situazione economica tedesca si prospettava dunque molto favorevole, tanto che il presidente Hindenburg, il 30 gennaio 1934, giorno del primo anniversario dalla nomina di Hitler a cancelliere, inviò un messaggio al dittatore per congratularsi per i successi ottenuti fino a quel momento.Tra i vertici delle SA, però, c'era del malcontento, in quanto secondo loro, Hitler avrebbe tradito l'originario scopo della rivoluzione nazionalsocialista. Secondo Rohm, infatti, Hitler si sarebbe discostato dal progetto anticapitalista del partito, accordandosi con affaristi, industriali e aristocratici: Rohm non nascose, quindi, il desiderio di una seconda rivoluzione, attaccando più di una volta l'operato del governo e coltivando l'idea che le sue SA avrebbero dovuto trasformarsi in un vero e proprio esercito.
Hitler, ovviamente, era contro l'idea di una seconda rivoluzione, considerando di primaria importanza la ripresa economica e militare della Germania. L'intransigenza delle SA, invise ai "poteri forti" dello Stato tedesco, rischiò di far naufragare i piani di riarmo e di politica estera del dittatore, tanto da portarlo ad affermare che "la rivoluzione non è uno stato di cose permanente", e che si doveva procedere ad un'evoluzione dello stato di cose: Hitler, in questo modo, prese distanza da coloro che lo avevano aiutato, con la forza ed il terrore, a conquistare il potere.
Hitler, per ridurre la sfera di influenza delle SA, all'inizio dichiarò che avrebbe soffocato qualunque tentativo di turbare l'ordine pubblico, e successivamente sciolse l'organi di polizia ausiliaria creata da Rohm in Prussia, dando ordine a Goring e a Rudolf Dies di costituire una polizia segreta di Stato, la Gestapo, il cui comando venne affidato ad Himmler e ad Heydrich. Per evitare l'acuire di tensioni tra Stato ed SA, nel dicembre 1933 Hitler nominò Rohm ministro senza portafoglio, come ringraziamento per i servizi resi al partito, ordinando al tempo stesso a Dies di raccogliere informazioni incriminanti sulle SA.
Con la diminuzione del potere di Rohm, aumentò il potere ed il ruolo delle SS, ed i personaggi che odiavano il capo delle SA, assunserouoli chiave nel regime: Goring fu nominato Ministro dell'Interno e Gobbels divenne Ministro della Propaganda, mentre Himmler creò, con un contingente di 120 uomini comandati dallo Standartenfuhrer Dietrich, l'esclusiva guardia personale di Hitler, la Leibstandarte-SS Adolf Hitler.
Ulteriore motivo di tensione fu il tentativo di Rohm di far in modo che le SA assumessero non solo il ruolo di forza di riserva all'interno del Reichswehr (l'esercito tedesco), ma addirittura di divenire un'unità facente parte a tutti gli effetti dell'esercito. Questa prospettiva era invisa negli ambienti aristocratici militari e nello Stato maggiore generale, ed Hitler, nel febbraio 1934, per risolvere una volta per tutte la questione, organizzò una riunione con Rohm e i vertici dell'esercito per consentire che le SA venissero inquadrate almeno come una milizia, ma il rifiuto fu netto. Come contentino, fu concesso a Rohm che le SA, in tempo di guerra, avrebbero potuto combattere a fianco dell'esercito, ma solo entro i confini della Germania.
Il capo delle SA, firmato il documento che formalizzava le decisioni di Hitler, successivamente si lasciò andare ad uno sfogo contro il dittatore, accompagnato anche da altri esponenti delle SA. Le frasi furono ovviamente subito riferite ad Hitler, rendendo ancora più insanabile la frattura.
In questa situazione, divenne ancora più stretto non solo il rapporto tra Hitler, Goring, Himmler, Heydrich ed Eicke, ma anche la loro avversione verso Rohm e le SA, che nel frattempo non avevano alcuna intenzione di sotterrare le loro idee rivoluzionarie e contestavano apertamente gli esponenti più in vista del partito nazista.
Anche Hindenburg, il 21 giugno, in un incontro con il Cancelliere, si disse stanco delle intemperanze delle SA e che era deciso a far entrare in vigore la legge marziale.
Le intenzioni di Hindenburg, unite all'opera di Himmler ed Heydrich che diffondevano "l'idea" che le SA stessero preparando un colpo di stato per rovesciare Hitler, indussero il dittatore ad agire in modo diretto nei confronti Rohm e dei suoi seguaci. La sera del 29 giugno, mentre si trovava insieme a Gobbels al Rheinhotel Dreesen di Bad Godesberg, venne presa questa decisione ed il dittatore convocò Dietrich ordinandogli di partire immediatamente per Monaco insieme alla sua Liebstandarte: alcuni esponenti delle SA, tra cui Rohm, erano in vacanza in una località a 60 km da Monaco, Bad Wiessee. Durante la riunione, arrivarono tre messaggi: uno, di Goring, che informava sul peggioramento dello stato di salute di Hindenburg; un altro, di Heydrich, che informava sull'arrivo, dal Belgio, di un carico di armi per le SA, intercettato; l'ultimo, di Himmler, che informava che lo Stato Maggiore delle SA avrebbe ordinato lo stato di allarme generale per le ore 16 e che alle 17 si sarebbero dovuti occupare i palazzi del governo.
Gli ultimi due rapporti dettero ad Hitler lo sprone per dare il via all'epurazione, giustificandola agli occhi del Paese con l'intenzione delle SA di organizzare un colpo di Stato. Ricevuta la notizia dell'arrivo di Dietrich a Monaco, gli dette l'ordine di dirigersi con le sue unità di SS verso Bad Wiessee per circondare le pensione dove si trovavano Rohm e alcuni suoi seguaci. Hitler gli dette l'ordine di agire solo dopo che ricevette notizie che le SA erano scese in strada a gridare slogan contro di lui e l'esercito. All'01:00 del 30 giugno, Hitler si recò a Monaco dove l'unità Totenkopf, comandata da Eicke, era in attesa di ulteriori ordini avendo ricevuto ad Himmler la consegna di tenersi pronta per un'azione contro le SA di Monaco, Lechfeld e Bad Wiessee, tanto che, dal 24 giugno, era già stata preparata una lista di personalità da eliminare, che venne poi consegnata a varie unità di SS. Questa lista, unita ai documenti che provavano l'intenzione delle SA di ordire un colpo di Stato, venne consegnata da Dietrich a Von Blomberg, comandante della Reichswehr, per rassicurare gli alti comandi dell'esercito dell'autenticità delle notizie di un possibile complotto.
Hitler arrivò a Monaco alle 04 e venne accolto da un ufficiale del Wehrkreis VII (distretto militare di Monaco), da un ufficiale dell'Abwehr (servizio informazioni militare) e da un ufficiale delle SS, che informò il dittatore che le SA scese in strada per dimostrare erano rientrate nei loro alloggi.
Dopo aver constatato che la situazione era calma, Hitler ordinò alla polizia politica bavarese di arrestare i capi delle SA presenti in città e di sorvegliare, con le SS, la stazione ferroviaria, dove sarebbero giunti in giornata degli inviati di Rohm. Il dittatore si recò al Ministero degli Interni bavarese dove, appena entrato, fece arrestare l'Obergruppenfuhrer Schneidhuber, che venne condotto direttamente al carcere di Stadelheim, insieme al Gruppenfuhrer Will Schmidt, convocato da Wagner, ministro degli Interni, a cui Gobbels consegnò la lista degli esponenti delle SA da arrestare. Le SS, nel frattempo, circondarono il quartier generale delle SA, mentre Hitler e Gobbels si recarono a Bad Wiessee.
Insieme alle SS di Dietrich si diressero alla pensione dove si trovavano Rohm e alcuni suoi seguaci e la circondarono. Le SS fecero irruzione ed arrestarono le SA, sorprese nel sonno. Hitler procedette personalmente all'arresto di Rohm e dei suoi vice. Alle 07, terminata l'operazione, il convoglio tornò verso Monaco e per strada incrociarono alcuni ufficiali delle SA che si stavano recando a Bad Wiessee e che vennero immediatamente fermati ed arrestati a loro volta. Alle 08, mentre gli arrestati venivano condotti alla prigione di Stadelheim, Hitler si recò alla stazione di Monaco per incontrare Rudolf Hess ed arrestare alti ufficiali delle SA appena giunti in città. Alle 10 il Cancelliere di recò al quartiere generale delle SA dove chiamò Goring per autorizzarlo a dare il via alle operazioni anche a Berlino.
Qui Heydrich dette ordine alle SS di aprire i plichi contenenti i nomi delle persone da arrestare od eliminare. Mentre a Monaco vennero colpiti solo i vertici delle SA, le operazioni a Berlino coinvolsero anche personalità considerate nemiche del regime: caddero vittime delle SS personaggi quali Klausener, presidente dell'Azione Cattolica; Gustav Von Kahr, che aveva contribuito a far fallire il putsch di Monaco e ucciso a picconate; padre Stempfle, scrittore antisemita colpevole di aver raccolto le confidenze di sua nipote, Geri Raubal, amata da Hitler e poi morta suicida; il generale Von Bredow; Herbert Von Bose, stretto collaboratore di Von Papen; Gregor Strasser; Kurt Von Schleicher, ucciso insieme alla moglie.
Nello stesso momento, a Monaco, Hitler diramava gli ordini su quello che sarebbe stato il destino delle SA non arrestate o destinate alla pena capitale: esse, da quel momento, avrebbero obbedito ciecamente solo a lui, e venne nominato capo Viktor Lutze, ex collaboratore di Rohm che si era sin da subito dichiarato fedele al Fuhrer. Lutze cominciò a stendere la lista dei reclusi a Stadelheim che dovevano essere immediatamente giustiziati (tranne Rohm) e venne consegnata a Dietrich, che si occupò di eseguire gli ordini. Terminate le esecuzioni, Hitler radunò le SA catturate nel loro quartier generale e gli offrì la possibilità di salvarsi rinnegando i loro capi e piegarsi a lui: queste accettarono, ma dovettero sottostare all'ordine di non riunirsi fino a quando le SA non sarebbero state ricostituite.
Alle 19, Hitler, Gobbels, Hess e Dietrich ritornarono a Berlino e mentre erano in viaggio, alle ore 20, l'ufficio stampa del partito nazista diramò via radio un comunicato secondo cui le SA avrebbero ordito un colpo di Stato, dando anche risalto alle tendenze sessuali di alcuni dei suoi capi. Goring, in una riunione con la stampa estera, disse che anche Von Schleicher aveva complottato contro lo Stato, restando ucciso in quanto si era opposto all'arresto.
Alle 23 le esecuzioni del 30 giugno terminarono, ed il 1° luglio i giornali rassicurarono circa lo sventato pericolo di una seconda rivoluzione da parte delle SA. Il generale Von Blomberg diramò poi un comunicato alle truppe ringraziandole per l'azione compiuta. Restava oramai da decidere il solo destino di Rohm: alle 13, dopo una riunione con Goring e Himmler, Hitler contattò il Ministero degli Interni bavarese, dove in quel momento si trovava Eicke, ordinandogli di uccidere il capo delle SA, con l'unica alternativa di proporgli il suicidio. Eicke si recò così alla prigione di Stadelheim, e lasciò a Rohm una pistola con un solo colpo in canna ma, tornato dopo dieci minuti, lo trovò ancora in vita: dette così ordine ad un suo sottoposto di sparargli, ed il capo delle SA cadde mormorando "mein Fuhrer".
Le esecuzione proseguirono fino alle 04 del 2 luglio, quando finalmente Hitler vi pose ufficialmente fine: i vertici delle SA erano stati decapitati ed erano stati eliminati anche vecchi ufficiali ostili al regime e oppositori della classe conservatrice, ma non fu possibile stabilire un numero esatto delle vittime.
Hindenburg inviò lo stesso giorno un telegramma ad Hitler e Goring per ringraziarli di quello che avevano fatto. Il 3 luglio, il Governo licenziò una legge, di un unico articolo, che diceva che: "le misure prese il 30 giugno, il 1 e 2 luglio 1934 per reprimere gli attentati alla sicurezza del paese e gli atti di alto tradimento sono conformi al diritto in quanto misura di difesa dello Stato". Questa legge, in pratica, autorizzava Hitler a compiere qualunque azione in difesa dello Stato.
Il 13 luglio Hitler tenne un discorso in un teatro dell'opera di Berlino e due giorni dopo l'esercito dichiarò, in una grande manovra, la sua totale fedeltà al Fuhrer.
Il 2 agosto Hindenburg morì, ed Hitler ne approfittò per unire in un'unica persona le due figure di Cancelliere e di Presidente, insieme al titolo di comandante delle forze armate del Reich: ufficiali e soldati gli prestarono giuramento, ed il 19 agosto i tedeschi, con l'89,93% dei voti, approvarono l'avvento di Hitler alla presidenza della Germania.
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