Durante la guerra, Hitler acquisì un notevole patriottismo tedesco, nonostante fosse cittadino austriaco, e rimase sconvolto alla notizia della capitolazione dell'impero germanico: egli dava tutta la colpa agli ebrei, che avrebbero minato dall'interno la resistenza dei soldati al fronte e indotto i politici alla resa e a sottoscrivere il trattato di Versailles.
Nel frattempo, in Germania, alla fine della guerra, scoppiarono delle rivolte, che portarono l'imperatore Guglielmo II ad abdicare, ma il 9 novembre 1918, il socialdemocratico Scheidemann proclamò la repubblica, la cui costituzione entrò in vigore nell'agosto 1919 dando inizio alla Repubblica di Weimar.
Hitler, che dopo la guerra era andato a Monaco di Baviera (dove viveva già prima delle ostilità), mentre era ancora nell'esercito (vi rimase ufficialmente fino al marzo 1920) venne incaricato di spiare gli incontri di un piccolo partito nazionalista, il Partito dei Lavoratori Tedeschi (DAP): il futuro dittatore assistette a più di un incontro, partecipando attivamente alle discussioni, tant'è che Anton Drexler, uno dei fondatori del DAP, rimasto colpo dalla sua oratoria, lo iscrisse al partito.
Hitler divenne ben presto uno dei leader del partito, tanto da cambiarne il nome in Partito Nazionalsocialista tedesco dei lavoratori (NSDAP), adottando come simbolo una svastica.
Il partito nazista, in quel periodo, era solo uno dei tanti partiti nazionalisti presenti a Monaco di Baviera: ma grazie alla sua capacità oratoria, Hitler riuscì attrarre nuovi aderenti, tra cui Rudolf Hess, Hermann Goring ed Ernst Rohm, che sarebbe stato per anni il capo incontrastato delle SA, l'organizzazione paramilitare del partito.
Il futuro dittatore, ammiratore di Mussolini e del Partito Fascista, nel novembre 1923 organizzò, sulla falsa riga della Marcia su Roma, un putsch (conosciuto poi come Putsch di Monaco): partendo dalla birreria di Monaco dove il partito nazista organizzava i suoi incontri, Hitler e i suoi seguaci marciarono verso il Ministero della Guerra bavarese per rovesciare il governo separatista di destra della Baviera e marciare poi su Berlino. Il tentativo fallì miseramente ed Hitler, arrestato, venne processato per alto tradimento e, nell'aprile 1924, condannato a cinque anni di carcere da scontare nel prigione di Landsberg am Lech. Fu proprio durante la prigionia che Hitler, aiutato dal fedele Hess, scrisse il Mein Kampf, l'opera in cui il futuro dittatore descrisse le sue idee in fatto di politica, razza e storia, compresi numerosi avvertimenti su quello che sarebbe stato il destino dei suoi nemici, in particolare degli ebrei, nel caso fosse riuscito a salire al potere. Il libro uscì poi in due volumi e non venne preso molto sul serio.
Dopo solo nove mesi di pena, nel novembre 1924 Hitler venne rilasciato, poiché considerato relativamente innocuo. Al suo rilascio, Hitler trovò un partito nazista completamente allo sbando, quasi alla fine della sua breve esistenza: i suoi capi si dettero molto da fare per ricostruirlo. Già nel 1925, Hitler creò, all'interno delle SA, una guardia del corpo personale, le SS (Schutzstaffeln): questo era un corpo d'elite dalle uniformi nere, guidato da Heinrich Himmler.
Hitler riuscì sin da subito ad esercitare un notevole fascino sul popolo tedesco, facendo appello all'orgoglio nazionale, ferito dalla sconfitta in guerra ma soprattutto dalle condizioni del trattato di Versailles, che imponevano alla Germania il pagamento delle riparazioni di guerra: in particolare, Hitler, per ottenere consensi, combinava nei suoi discorsi attacchi antisemiti ad attacchi contro i fallimenti della Repubblica di Weimar.
Imparata la lezione del fallito putsch di Monaco, Hitler fu persuaso dal fatto che l'unico modo per conquistare il potere in Germania era attraverso la via legale: il punto di svolta, in particolare, avvenne "grazie" alla Grande Depressione economica mondiale, che colpì duramente la Germania nel 1930.
La Repubblica di Weimar non era mai stata particolarmente accettata nè dai conservatori, nè dai comunisti. I socialdemocratici e i partit tradizionali di centro e di destra non riuscirono a contenere lo shock della Depressione e, alle elezioni del 14 settembre 1930, il partito nazista uscì dall'oblio ottenendo il 18% dei voti, conquistando ben 107 seggi nel Reichstag, divenendo così la seconda forza politica tedesca.
In particolare, Hitler basò il suo successo sulla conquista della classe media, duramente colpita dalla crisi economica, ma anche sul sostegno di contadini e veterani di guerra, influenzati dai richiami dell'ideologia Volk (popolo) al mito del sangue e della terra. La classe operaia urbana, filocomunista, ignorava completamente i richiami di Hitler.
Le elezioni del 1930 furono un totale disastro per il governo Bruning, tant'è che il maresciallo Hindenburg (l'allora presidente della Repubblica), dopo le elezioni presidenziali del 1932, in cui corse contro lo stesso Hitler, decise di sostituirlo con un nuovo governo reazionario guidato da Franz Von Papen.
Le elezioni del luglio 1932 furono un grande successo per i nazisti, che ottennero 230 seggi e divennero il partito di maggioranza relativa insieme ai comunisti: dato il forte contrasto tra i due partiti, non era possibile creare una maggioranza stabile impegnata alla democrazia, ed in seguito al voto di sfiducia sul governo Von Papen, vennero indette nuove elezioni per il novembre dello stesso anno.
Von Papen e il Partito di Centro aprirono entrambi dei negoziati per assicurarsi la partecipazione nazista al governo, ma Hitler pose delle condizioni dure, chiedendo il cancellierato e il consenso del Presidente che gli permettesse di utilizzare i poteri d'emergenza dell'articolo 48 della costituzione. Il tentativo fallito di entrare nel governo, unito agli sforzi nazisti di ottenere il supporto della classe operaia, alienarono alcuni dei precedenti sostenitori e nelle elezioni del novembre 1932 i nazisti persero dei voti, pur rimanendo il principale partito del Reichstag.
Poiché von Papen aveva chiaramente fallito nei suoi tentativi di garantirsi una maggioranza attraverso la negoziazione che avrebbe portato i nazisti al governo, Hindenburg lo dimise e chiamò al suo posto il generale Kurt Von Schleicher, che era stato per lungo tempo una forza dietro le quinte e successivamente Ministro della Difesa, il quale promise di poter garantire un governo di maggioranza attraverso la negoziazione con i sindacalisti Socialdemocratici e con la fazione nazista dissidente, guidata da Gregor Strasser
Quando Schleicher s'imbarcò in questa difficile missione, von Papen e Alfred Hugenberg, Segretario del Partito Popolare Tedesco Nazionale (DNVP), che prima dell'ascesa nazista era il principale partito di destra, cospirarono per persuadere Hindenburg a nominare Hitler come cancelliere in coalizione con il DNVP, promettendo che sarebbero stati in grado di controllarlo. Quando Schleicher fu costretto ad ammettere il suo fallimento, e chiese ad Hindenburg un altro scioglimento del Reichstag, Hindenburg lo silurò e mise in atto il piano di von Papen, nominando Hitler Cancelliere con von Papen come Vicecancelliere e Hugenberg come Ministro dell'Economia, in un gabinetto che comprendeva solo tre nazisti; Hitler, Göring, e Wilhelm Frick. Il 30 gennaio 1933, Adolf Hitler prestò giuramento come Cancelliere nella camera del Reichstag, sotto gli sguardi e gli applausi di migliaia di sostenitori del nazismo.
Già il 28 febbraio 1933, Hitler emise il cosiddetto decreto dell'incendio del Reichstag, in risposta diretta all'incendio del Parlamento tedesco avvenuto il giorno prima, volto a schiacciare i tentativo di colpo di stato: il decreto, firmato dal Presidente Hindenburg, sopprimeva gran parte dei diritto civili in nome della sicurezza nazionale. I leader comunisti, con altri oppositori del regime, andarono subito in prigione. Al tempo stesso, le SA iniziarono una ondata di violenza contro ebrei ed oppositori politici.
I nazisti non avevano però i pieni poteri, non avendo la maggioranza assoluta: anche nelle elezioni del marzo 1933, che si svolsero dopo che terrore e violenza si erano diffuse per lo stato, i nazisti ricevettero solo il 44% dei voti. Il partito ottenne il controllo della maggioranza dei seggi al Reichstag attraverso una formale coalizione con il DNVP. Infine, i voti addizionali necessari a far passare il decreto dei pieni poteri (Ermächtigungsgesetz), che investì Hitler di un'autorità dittatoriale, furono assicurati con l'espulsione dei deputati comunisti dal Reichstag e con l'intimidazione dei ministri del Partito di Centro. Con una serie di decreti che arrivarono subito dopo, vennero soppressi gli altri partiti e bandite tutte le forme di opposizione. In soli pochi mesi Hitler aveva raggiunto un controllo autoritario senza aver mai violato o sospeso la costituzione del Reich, minando tuttavia il sistema democratico. Sfruttando, infatti, il quadro giuridico fornito dalla Costituzione, Adolf Hitler fece approvare dal Parlamento la legge che gli concesse i pieni poteri. È il 24 marzo del 1933, e tutti i partiti, anche quelli di ispirazione democratica che avevano governato in precedenza, votarono le norme che trasformano la Germania in una dittatura. Dopo l'espulsione dal Reichtstag dei comunisti solo la SPD votò contro la Ermächtigungsgesetz. In base a questo decreto, Hitler sciolse d'imperio tutti i partiti politici tedeschi e promosse soltanto il partito nazista ad unico partito ammesso in Germania (14 luglio 1933).
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